L'associazione territoriale: "Un passo avanti, ma tasse e contributi pesano oltre il 50% del reddito"



Redazione

ASCOLI PICENO
Le imprese attive ad Ascoli sono costrette a lavorare fino al 5 luglio solo per pagare tasse e contributi previdenziali.

È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Cna nell’ambito dell’Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese presentato, giovedì 11 settembre, a Roma, dove i vertici nazionali e territoriali dell’associazione e i principali esponenti del mondo della politica, hanno discusso approfonditamente dell’impatto dei tributi sulla stabilità delle realtà imprenditoriali del Paese.

Anche quest’anno, lo studio redatto dal dipartimento politiche fiscali e societarie Cna, giunto alla settima edizione, è accompagnato dallo slogan “Comune che vai, Fisco che trovi”, a sottolineare le notevoli variazioni in termini di pressione fiscale a cui le imprese italiane attive nei diversi capoluoghi di provincia sono sottoposte.

Tra i 114 capoluoghi di provincia italiani, Ascoli si colloca al 35esimo posto per minore incidenza di tasse e contributi su reddito di impresa e reddito disponibile, compiendo un passo avanti rispetto alla 42esima posizione registrata nello studio pubblicato nel 2023.

A fare la differenza tra un comune e l’altro sono principalmente le addizionali regionali e comunali sul reddito, l’Imu e l’imposizione per raccolta e gestione rifiuti, che in base a quanto evidenziato dal rapporto hanno un peso più elevato nelle province, dove è minore l’efficienza della gestione e della qualità dei servizi offerti a cittadini e imprese.

Nel caso di Ascoli come degli altri capoluoghi italiani, l’indagine elaborata da Cna prende a modello un’impresa rappresentativa per l’anno 2024. Trattasi di un’azienda individuale, che utilizza un laboratorio artigiano di 350 metri quadri e un negozio di proprietà destinato alla vendita di 175 metri quadri, con valori immobiliari di 500.000 euro, ricavi per 431.000 euro, costi del personale pari a 165.000 euro per 4 operai e un impiegato e, infine, un reddito d’impresa di 50.000 euro.

Conti alla mano, tra Imu e Tasi l’impresa ascolana tipo versa 4.186 euro, a cui vanno aggiunti 1.674 euro di Tari. Sul fronte previdenziale, i contributi Ivs (Invalidità, vecchiaia, superstiti) ammontano a 10.601 euro, mentre l’Irpef equivale a 8.378 euro, con un’addizionale regionale pari a 468 euro e una comunale di 268 euro. Al netto del carico fiscale, il reddito disponibile dell’imprenditore è stimato in 24.415 sui 50.000 euro lordi iniziali.

Una cifra notevolmente ridimensionata rispetto al fatturato annuo, ma che comunque registra un miglioramento nel confronto con le annate precedenti. Dal 2019 al 2024, infatti, la Tari è diminuita di 225 euro, così come i contributi Ivs hanno subìto una riduzione di 211 euro. Il taglio più netto riguarda l’Irpef, con spese ridotte di 941 euro, e l’Irap, che dai 2.933 euro del 2019 è stata abbattuta a partire dal 2022.

Tutti questi indicatori concorrono a formare il Total Tax Rate, ossia la percentuale del reddito d’impresa assorbita complessivamente da imposte e contributi previdenziali. Si tratta di un indicatore sintetico che misura il carico fiscale effettivo sull’impresa tipo, ottenuto sommando tutti i tributi e gli oneri previdenziali a carico dell’imprenditore. Nel caso di Ascoli, il Total Tax Rate è pari al 51,2% del reddito.

L’attenta valutazione dei criteri presi in esame ha permesso al centro studi Cna di individuare per ogni Comune analizzato anche il cosiddetto “Tax Free Day”, ossia il giorno in cui l’imprenditore può considerarsi finalmente libero dal peso fiscale e destinare i ricavi futuri a consumi familiari e investimenti. Si tratta, in altri termini, dell’ultimo giorno di lavoro necessario per creare il reddito utile ad assolvere gli impegni presi con il fisco, che nel caso di Ascoli corrisponde al 5 luglio, due giorni in meno rispetto a quanto stimato nel 2023 e sei in meno rispetto alla media nazionale. Occorrono 187 giorni all’anno, dunque, per pagare le tasse e ne restano solo 179 per investimenti e consumi.

Come ogni anno, l’Osservatorio Cna non si limita a fotografare la realtà vissuta dalle piccole e medie imprese, bensì avanza proposte concrete per proseguire sulla via della riduzione del carico fiscale. In particolare, come si evince dal testo redatto dall’associazione, diminuire la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, introdurre dei regimi premiali e di favore per chi investe nella propria impresa rappresentano delle direttrici su cui continuare a lavorare nei mesi a venire. Al tempo stesso sarà indispensabile procedere con la riforma del catasto, in modo da avvicinare il valore catastale tassato al mutevole valore di mercato degli immobili, e agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda.

«Con la settima edizione di questo osservatorio, Cna si conferma in prima linea nel condividere un percorso di confronto e collaborazione tra il contribuente e il legislatore - commentano Francesco Balloni e Arianna Trillini, direttore e presidente della Cna di Ascoli -. In questi anni sono stati compiuti dei passi avanti, ma pensare che le imprese ascolane debbano dedicare oltre il 50% del proprio lavoro agli oneri fiscali fa comprendere che è necessario proseguire in questa direzione. Uno degli aspetti fondamentali dell’Osservatorio è aver individuato delle priorità che ci auguriamo possano essere acquisite nel prossimo futuro. In particolare, è indispensabile favorire in qualsiasi modo, anche sul piano fiscale, il passaggio generazionale per far sì che le imprese proseguano nella propria attività, nella consapevolezza che la piccola impresa rappresenta un grande valore da preservare».  

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