Al centro dell’incontro, lo storytelling come strumento di memoria attiva e inclusione, con Paolo Masini, presidente Fondazione Mei, che ha “raccontato” l’ emigrazione italiana, partendo dal progetto MigrArti e dialogato con Arianna Censori, genealogista del progetto Italea Marche



Redazione

ASCOLI PICENO
Il seminario “Emigrando: quando le migrazioni si fondono” ha chiuso il corso per mediatori interculturali promosso ad Ascoli da Ser Formazione. Un pomeriggio ricco di voci, esperienze e visioni, moderato dal giornalista Paride Travaglini, che ha saputo tessere il filo conduttore tra interventi e pubblico. Dopo i saluti istituzionali di Francesca Pantaloni (consigliere Regione Marche e assessore comune di Ascoli), Augusto Parrinello (Regione Marche, esperto in turismo) e Enzo Lori (presidente Cotuge Monti Gemelli), è emerso un messaggio chiaro: la migrazione non è solo un fenomeno da gestire, ma una risorsa da valorizzare. In particolare, la Pantaloni ha espresso l’impegno a promuovere una “nuova migrazione” consapevole e tutelata, capace di offrire ai giovani opportunità formative e lavorative nella nostra Regione. Un’inversione di rotta che guarda anche ai flussi interni, tra regioni italiane ed estero, per attrarre competenze e restituire futuro ai territori.

Al centro dell’incontro, lo storytelling come strumento di memoria attiva e inclusione, con Paolo Masini, presidente Fondazione Mei, che ha “raccontato” l’ emigrazione italiana, partendo dal progetto MigrArti e dialogato con Arianna Censori, genealogista del progetto Italea Marche. Insieme hanno riportato alla luce storie di radici ritrovate, viaggi familiari e scambi identitari, trasformando la genealogia in narrazione condivisa.

Davide Peluzzi ha parlato di esplorazione come cooperazione, tracciando ponti tra Appennino, Himalaya e Artico.

Simonetta Sgariglia Presidente Kairos Odv, ha evidenziato il ruolo strategico del mediatore culturale in una società plurale, dove la formazione diventa leva di equità e coesione.

L’evento ha mostrato come il racconto - personale, storico e territoriale - possa diventare spazio di incontro, riconoscimento e progettualità. Un dialogo costruttivo che riconosce ruoli e responsabilità, un finale che ha unito competenze ed emozioni, celebrando la migrazione come narrazione collettiva e come opportunità per costruire ponti tra culture, generazioni e territori. 

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