Una corsa che non doveva finire in tragedia
di Simone Corradetti
PRATO
Mario Cipollini, ex ciclista, velocista e campione del mondo, scende in campo per chiedere verità e giustizia sulla vicenda del giovane pratese Giovanni Iannelli, caduto dalla sua bicicletta da corsa a 144 metri dal traguardo nella volata finale a ranghi compatti della consueta gara ciclistica a Molino dei Torti (Alessandria), il 5 ottobre 2019 (ore 16.24 circa).
Il ciclista, dopo aver battuto la testa contro un pilastro di una civile abitazione a bordo strada in via Roma nel medesimo paesino, perse subito conoscenza, e fu trasportato in eliambulanza all’ospedale di Alessandria, per poi morire due giorni dopo (7 ottobre), a causa delle gravi lesioni e traumi riportati.
Un ragazzo brillante di 22 anni che tutti ricordano ancora con profonda stima e ammirazione. Una vita che non andava assolutamente spezzata, considerata la sicurezza degli atleti che non deve mai mancare durante le competizioni sportive. Purtroppo, il tratto stradale in questione è in leggera discesa con una sorta di serpentina ad “S” che attraversa le case e senza un marciapiede. Su quella strada, gli organizzatori avrebbero dovuto installare delle transenne o barriere di protezione per scongiurare il peggio, ma quel maledetto giorno non erano state posizionate sul luogo esatto dell’incidente mortale.
Il papà di Giovanni, l’avvocato Carlo Iannelli, non molla la presa e continua a chiedere un giusto processo per la prematura scomparsa del figlio, e sulle eventuali responsabilità degli organizzatori e delle autorità preposte al controllo, evidenziando alcune lacune investigative che avrebbero condizionato l’attuale archiviazione del caso da parte della Magistratura.
L’avvocato Iannelli non si arrende, e ha chiesto più volte la riapertura delle indagini per far periziare l’unico video dell’incidente che ha sempre reso pubblico. Anche il RIS di Parma, si sarebbe reso disponibile a periziarlo, ma soltanto su delega dell’Autorità Giudiziaria.
A tal proposito, il campione del mondo Mario Cipollini, ha deciso di intervenire in merito alla questione:
<<È inaccettabile - dice l’ex ciclista - la vicenda di Giovanni Iannelli, in una classica corsa che avrebbe previsto uno scontato sprint finale, dove la tecnologia permette tuttora ai corridori di avere ruote di alto profilo con velocità sostenute, ma non è comprensibile come mai non erano presenti le transenne di protezione a 144 metri dal traguardo. Lo sprint è stata sempre una zona molto complicata, dove le reazioni degli atleti provocano altrettante reazioni che possono essere dannose per chi le subisce, e non è semplice contenere quello che potrebbe accadere. La sicurezza nel ciclismo - aggiunge - deve essere una priorità nello sport, e non riesco ad immaginare coloro che hanno deciso di fare l’arrivo in un “budello” del centro cittadino, caratterizzato dai lampioni, piloni, cancelli, paletti e altre insidie stradali, senza l’installazione delle barriere, anche pubblicitarie, con una corsia interna e ben protetta a “squama di pesce” per limitare qualsiasi frattura fisica. Il mondo del ciclismo - conclude - chiede che le responsabilità vengano accertate nelle sedi opportune, e che questa tragica storia abbia una fine, per la verità dovuta alla famiglia Iannelli e per il ciclismo in generale, perché non si può lasciare in sospeso una vicenda così tragica e grave>>.
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