Il 1781 segnò una svolta nella carriera di Kant con la pubblicazione della Critica della ragion pura. Questa opera rappresenta l'inizio del suo periodo critico, durante il quale sviluppò la sua filosofia trascendentale



di Giancarla Perotti

RUBRICA
Immanuel Kant nasce a Königsberg il 22 aprile 1724, nella Prussia orientale (oggi Kaliningrad, Russia). È stato un filosofo tedesco, tra i più influenti dell'epoca moderna, noto soprattutto per la sua filosofia critica, che ha profondamente influenzato la metafisica, l'etica, l'estetica e la teoria della conoscenza. Figlio di un sellaio, proveniva da una famiglia di modeste condizioni economiche. Studiò al Collegium Fredericianum, una scuola pietista, dove ricevette un'educazione rigorosa e religiosa. Successivamente, frequentò l'Università di Königsberg, dove si interessò principalmente di matematica e fisica.
Dopo aver completato gli studi, Kant lavorò come precettore privato per diversi anni. Tornò poi all'università, dove conseguì il dottorato e iniziò a tenere lezioni come Privatdozent (docente privato). La sua carriera accademica progredì lentamente, ma nel 1770 ottenne finalmente una cattedra di logica e metafisica all'Università di Königsberg.
Il primo periodo della carriera di Kant è spesso definito pre-critico. Durante questo periodo, scrisse opere che trattavano principalmente di scienze naturali e filosofia. Alcuni dei lavori più significativi di questo periodo includono Storia universale della natura e teoria del cielo (1755), in cui propose una teoria cosmogonica che anticipava l'ipotesi della nebulosa.

Il 1781 segnò una svolta nella carriera di Kant con la pubblicazione della Critica della ragion pura. Questa opera rappresenta l'inizio del suo periodo critico, durante il quale sviluppò la sua filosofia trascendentale. La Critica della ragion pura tenta di rispondere alla domanda su come siano possibili le conoscenze a priori e propone una sintesi tra razionalismo ed empirismo. L'opera è famosa per la sua complessità e profondità, introducendo concetti fondamentali come le categorie dell'intelletto e la distinzione tra fenomeno e noumeno.
Le categorie dell'intelletto sono concetti fondamentali introdotti da Immanuel Kant nella Critica della ragion pura per spiegare come la mente umana organizza l'esperienza sensibile per formare conoscenze. Kant distingue tra intuizioni sensibili, che sono le percezioni immediate degli oggetti, e concetti puri dell'intelletto, o categorie, che sono necessarie per interpretare e comprendere queste intuizioni. Egli sostiene che le categorie sono innate alla mente umana e non derivano dall'esperienza. Esse sono forme a priori dell'intelletto, necessarie per rendere possibile qualsiasi esperienza. Senza queste strutture cognitive, le intuizioni sensibili sarebbero caotiche e prive di significato.

Le Tavole delle categorie
Kant organizza le categorie in una tavola ispirata alla logica tradizionale di Aristotele. Le categorie sono raggruppate in quattro serie, ciascuna con tre categorie:
Quantità (Unità, pluralità, Totalità), Qualità (Realtà, Negazione, Limitazione), Relazione (Inerenza e sussistenza/sostanza e accidente, Causalità e dipendenza/causa ed effetto, Comunità/azione reciproca), Modalità (Possibilità/Impossibilità, Esistenza/Non-esistenza, Necessità/Contingenza.

Funzione delle Categorie
Le categorie svolgono un ruolo essenziale nella conoscenza umana. Secondo Kant, quando percepiamo un oggetto, l'intuizione sensibile fornisce i dati grezzi, mentre le categorie dell'intelletto organizzano questi dati in una struttura comprensibile. Per esempio: la categoria di causalità ci permette di comprendere le relazioni di causa ed effetto tra eventi. La categoria di sostanza ci consente di concepire oggetti come entità stabili e permanenti. Le categorie di quantità ci aiutano a concettualizzare gli oggetti in termini di numero e misura.

L'Analogia con le Forme della Logica
Kant collega le categorie alle forme del giudizio nella logica tradizionale. Ogni categoria corrisponde a una forma specifica di giudizio: i Giudizi quantitativi (universali, particolari, singolari) corrispondono alle categorie della quantità, i Giudizi qualitativi (affermazione, negazione, limitazione) corrispondono alle categorie della qualità, i Giudizi relazionali (categorici, ipotetici, disgiuntivi) corrispondono alle categorie della relazione, i Giudizi modali (problematica, assertorica, apodittica) corrispondono alle categorie della modalità.

Implicazioni Filosofiche
Le categorie dell'intelletto sono fondamentali per la teoria della conoscenza di Kant, poiché rendono possibile l'esperienza oggettiva. Senza queste strutture a priori, non potremmo avere una conoscenza coerente del mondo. Le categorie, dunque, non derivano dall'esperienza, ma sono presupposti necessari per qualsiasi esperienza.
In effetti, le categorie dell'intelletto nella Critica della ragion pura rappresentano il tentativo di Kant di spiegare come la mente umana struttura l'esperienza sensibile per produrre conoscenza. Questi concetti puri sono essenziali per comprendere la realtà e per rendere possibile qualsiasi forma di conoscenza empirica.

Il noumeno
Immanuel Kant, nella sua Critica della ragion pura, introduce il concetto di noumeno in contrasto con quello di fenomeno. Per comprendere appieno cosa intende Kant con noumeno, è utile chiarire il contesto della sua filosofia trascendentale e la distinzione fondamentale che fa tra il mondo fenomenico e quello noumenico. Il fenomeno è l'oggetto come appare a noi attraverso i sensi e l'intelletto. Secondo Kant, la nostra conoscenza è limitata ai fenomeni, cioè alle cose come le percepiamo e le comprendiamo attraverso le nostre strutture cognitive a priori (categorie dell'intelletto e forme pure dell'intuizione, che sono spazio e tempo). I fenomeni sono quindi il risultato dell'interazione tra il mondo esterno e le nostre capacità cognitive.

Il noumeno, al contrario, rappresenta l'oggetto in sé, indipendente dalle nostre percezioni e dalle strutture cognitive che usiamo per comprendere il mondo. È la realtà ultima e indipendente da qualsiasi esperienza sensibile. Tuttavia, Kant sostiene che il noumeno è, per definizione, inconoscibile per l'essere umano. Noi possiamo pensare al noumeno, ma non possiamo conoscerlo direttamente, poiché ogni conoscenza richiede l'intermediazione delle forme a priori della sensibilità (spazio e tempo) e delle categorie dell'intelletto.
La distinzione tra fenomeno e noumeno è centrale nel pensiero kantiano:
• Fenomeno: La realtà come appare a noi, mediata dalle strutture cognitive umane.
• Noumeno: La realtà come esiste in sé stessa, indipendentemente dalla nostra percezione.

Per Kant, il concetto di noumeno serve a delimitare i confini della conoscenza umana. Esso rappresenta un limite epistemologico: possiamo pensare l'esistenza di una realtà al di là della nostra esperienza sensibile, ma non possiamo avere una conoscenza diretta di essa. Questo limita le pretese della metafisica tradizionale, che spesso cercava di affermare conoscenze certe su ciò che esiste oltre l'esperienza possibile.
Kant attribuisce al noumeno una funzione regolativa piuttosto che costitutiva. Il noumeno ci aiuta a comprendere che esistono dei limiti alla nostra conoscenza e che il mondo fenomenico è solo una parte della realtà totale. Questo concetto ci induce a riconoscere l'umiltà epistemologica: mentre possiamo indagare e comprendere i fenomeni, dobbiamo ammettere che esiste qualcosa oltre la nostra comprensione diretta.
In ambito etico, Kant utilizza il concetto di noumeno per sostenere la possibilità della libertà. Nel mondo fenomenico, gli esseri umani sono soggetti alle leggi causali della natura. Tuttavia, come esseri razionali, Kant suggerisce che possiamo considerare noi stessi anche come noumeni, cioè come agenti morali liberi, capaci di agire secondo le leggi della ragione piuttosto che da soli secondo le leggi della natura.
In sintesi, per Kant, il noumeno è l'oggetto in sé, indipendente dalle condizioni della nostra percezione sensibile e conoscenza intellettuale. È un concetto limite che ci ricorda la finitezza e i limiti della nostra conoscenza umana, opponendosi ai fenomeni che sono invece l'oggetto della nostra esperienza e conoscenza diretta.

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